Nel 1820 il Re Vittorio Emanuele I aveva emanato l’Editto delle chiudende, un provvedimento che autorizzava la privatizzazione dei terreni sino ad allora di proprietà pubblica. Quarantacinque anni dopo, nel 1865, un’ulteriore legge abolì l’uso degli usi civici, o ademprivi, che sino ad allora avevano consentito alla popolazione di raccogliere legna e frutti e di pascolare il bestiame su quelle terre.
La Rivolta de su Connottu
Descrizione
L’abolizione di questi diritti fu, per le fasce più povere della popolazione, causa di grandi difficoltà economiche, e costituì una vera e propria minaccia alla sopravvivenza. Lo scontento e la rivolta serpeggiavano nelle campagne e nei paesi.
Il 26 aprile del 1868, a seguito della notizia della messa all’asta delle ultime terre comunali, e all’affissione di un pubblico manifesto che intimava ai pastori nullatenenti di sgomberare le terre in vendita, scoppiò a Nuoro una rivolta capeggiata da Paska Zau, vedova di sessant’anni, madre di dieci figli. Alla guida di un manipolo di manifestanti e al grido di “Torramusu a su connottu” (“Ritorniamo alla consuetudine” in sardo) Paska Zau fece irruzione nel Municipio e bruciò i documenti catastali, atto simbolico, ma anche pratico, perché avrebbe reso più difficoltosa la vendita delle terre.
L’episodio è raccontato, tra gli altri, dal poeta Salvatore Rubeddu (1848 - 1891), in un componimento in latino maccheronico dal titolo "Passio" a su connottu. Il testo, che ha delle connotazioni ironiche e misogine, restituisce però la realtà storica di una protesta in cui le donne, per tradizione in Sardegna responsabili della gestione delle risorse economiche familiari, presero l’iniziativa in difesa dei propri diritti. Rubeddu cita infatti non solo Paska Zau, ma anche la figlia Tonia, e poi Tonia Porcu, Tatana Crudu, Mariantonia da Mamoiada, Tonia Ormena e Moritta.
Istigatori della rivolta furono esponenti della massoneria locale, ma la protesta fu realmente popolare - e al popolo appartenevano i 69 arrestati, tra cui naturalmente Zau, accusati di disordini e saccheggi. La rivolta ebbe in parte il risultato sperato, ritardando la vendita di alcuni anni (le pratiche si sarebbero concluse nel 1872, e nel frattempo i pastori avrebbero continuato ad utilizzare le terre comunali).
Grazie all’intervento di Giorgio Asproni, allora deputato, fu concessa l’amnistia a tutti i partecipanti, e soprattutto fu avviata un’inchiesta parlamentare, con una commissione presieduta da Agostino Depretis, per accertare le “condizioni morali, finanziarie e economiche dell’isola di Sardegna”, che darà l’avvio a un importante dibattito sul futuro dell’isola.
La rivolta de Su Connottu e la figura di Paska Zau sono ricordate oggi in una targa di fronte a Palazzo Martone, il vecchio Municipio sede della rivolta.