Nel Settecento, la Sardegna passò dal dominio spagnolo a quello dei Savoia. Con lentezza e tra molte resistenze, ebbe inizio la trasformazione amministrativa, sociale e culturale della Sardegna. I funzionari piemontesi entrarono in punta di piedi nel sistema feudale e fiscale dell’isola, che rimase divisa in feudi e dominata dall’aristocrazia di origine spagnola, che riscuoteva le tasse e amministrava la giustizia.
La Cacciata dell’Arrendatore
Descrizione
Il 24 settembre 1771, tuttavia, Carlo Emanuele III emanò un editto che istituiva i Consigli Comunitativi (comunali) in ogni comune, ponendo, di fatto, i presupposti per una gestione del territorio alternativa a quella dei precedenti dominatori.
A Nuoro fu così eletto il primo sindaco, don Antonio Francesco Nieddu del Sardo, affiancato da un consiglio di sei notabili cittadini. Poco tempo dopo si presentò al consiglio Giovanni Antonio Moreddu di Fonni, esattore dei tributi per conto del feudatario spagnolo della zona, il Marchese di Orani don Pedro de Alcàntara de Silva de Hìjar, per imporre nuove tasse su vigne e alveari (vino e miele, quindi).
La reazione del consiglio fu unanime: l’arrendatore (questo il nome spagnolo dell’esattore feudale) fu cacciato in malo modo, e venne deliberato che non si sarebbe permesso “el abuso de ninguna manera de ningnuna, nueva imposición y nuevo pecho né el arrendador né el mismo Marques” (nessun abuso e in nessuna maniera l’imposizione di nuove tasse né all’esattore né al medesimo marchese).
L’episodio, che segna sostanzialmente il mutamento degli equilibri politici della Sardegna settecentesca, rimase nella memoria popolare come esempio del coraggio dei Nuoresi e della loro volontà di opporsi alle ingiustizie e ai soprusi dei tiranni.
Se ne ricordò nel 1924 Mario Delitala, in occasione del concorso per la decorazione della Sala Consiliare del Comune di Nuoro, di cui risultò vincitore. Il progetto decorativo del pittore di Orani era incentrato su una grande tela centrale, lunga tre metri e mezzo e alta due, in cui si dispiegava, davanti agli occhi dei cittadini contemporanei, il momento cruciale del glorioso avvenimento storico, dipinto in una macchina scenica elaborata, nella tradizione della grande pittura di storia dell’Ottocento.
Per Delitala, la Cacciata dell’arrendatore rappresentava un “esempio di libertà, coraggio e indipendenza” e meritava di essere celebrata come momento fondativo dell’autonomia comunale. L’artista dedicò al dipinto numerosi studi preparatori, ed ebbe particolare cura nella descrizione dei costumi e dei volti, per cui si servì di modelli contemporanei, ritraendoli dal vivo.
Completavano il ciclo decorativo le lunette laterali, con scene allegoriche di vita sarda che illustravano i grandi temi dell’amore, della famiglia, della patria e della fede.
La decorazione della Sala Consiliare è stata purtroppo smantellata, ma è possibile ammirare le lunette nella collezione del Comune di Nuoro e la tela centrale, proprietà del Museo Man, in occasioni speciali.