Salvatore Fancello
Salvatore Fancello - Daniela Spoto 2022, © CCIAA NU

Salvatore Fancello

Descrizione

Salvatore Fancello, nato a Dorgali il giorno 8 maggio 1916 e morto a Bregu Rapit il 12 marzo 1941, fu uno scultore, ceramista e pittore italiano

Iniziò la sua carriera come apprendista nella bottega di terrecotte e cuoi di Ciriaco Piras, un artigiano locale che a sua volta era stato allievo di Francesco Ciusa a Cagliari.

Salvatore Fancello, Monza, 1930
Salvatore Fancello, Monza, 1930 - © Archivio Ilisso
Salvatore Fancello e Costantino Nivola, Milano, 1936
Salvatore Fancello e Costantino Nivola, Milano, 1936 - © Archivio Ilisso

Nel 1930, grazie a una borsa di studio, ebbe l'opportunità di formarsi a Monza, presso l'Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA). Qui frequentò il corso per ceramisti e si guadagnò l'apprezzamento dei docenti, tra cui Marino Marini, Arturo Martini, Edoardo Persico e Giuseppe Pagano. Tra i suoi compagni di corso figuravano anche Giovanni Pintori e Costantino Nivola, suoi amici inseparabili.

Salvatore Fancello e Giovanni Pintori, Monza, metà anni Trenta
Salvatore Fancello e Giovanni Pintori, Monza, metà anni Trenta - © Archivio Ilisso

Negli anni Trenta sperimentò e collaborò attivamente nel campo artistico, partecipando a esposizioni e mantenendo legami con le botteghe di ceramica di Ciriaco Piras e Simeone Lai in Sardegna.

Nonostante l'incomprensione iniziale, Fancello continuò a lavorare e mettere a frutto le sue conoscenze accademiche. In collaborazione con Lai, creò la linea di successo Creazioni Fancello, apprezzata anche da importanti acquirenti come La Rinascente.

Simeone Lai (su disegno di Salvatore Fancello), Abbeverata, seconda metà anni Trenta
Simeone Lai (su disegno di Salvatore Fancello), Abbeverata, seconda metà anni Trenta - © Archivio Ilisso
Salvatore Fancello, Cinghiali, 1937, tempera su carta, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate
Salvatore Fancello, Cinghiali, 1937, tempera su carta, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate - © Archivio Ilisso

La Sardegna, reinterpretata attraverso la lente del tempo e dei ricordi, costituisce il fulcro della produzione artistica iniziale di Fancello. Tra il 1933 e il 1935, l'artista diede vita a un celebre e personale bestiario sia su carta che in terracotta, rappresentando in modo fantasioso e stravagante la fauna isolana. 

Salvatore Fancello, Mucca e vitellino, 1938 ca., terracotta smaltata, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate
Salvatore Fancello, Mucca e vitellino, 1938 ca., terracotta smaltata, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate - © Archivio Ilisso

Questa visione esotica si arricchì di rinoceronti, struzzi, giraffe, elefanti, formichieri, zebre e leoni, proprio in un periodo di avventure coloniali africane.

Il lavoro di Fancello, che si ampliava includendo costellazioni, paesaggi con figure femminili nude e vignette satiriche pubblicate su Il Settebello, ricevette grande apprezzamento a livello nazionale. Le sue opere furono spesso menzionate nelle riviste più prestigiose, come Domus, e ricevettero lodi da critici autorevoli, tra cui Giulio Carlo Argan.

Salvatore Fancello, Il paradiso terrestre, 1940, pubblicato in Domus, n. 171 marzo 1942. L’opera apparteneva a Giancarlo Palanti
Salvatore Fancello, Il paradiso terrestre, 1940, pubblicato in Domus, n. 171 marzo 1942. L’opera apparteneva a Giancarlo Palanti - © Archivio Ilisso
Salvatore Fancello negli uffici Olivetti di via Clerici, Milano, 1938
Salvatore Fancello negli uffici Olivetti di via Clerici, Milano, 1938 - © Archivio Ilisso

La sua carriera si interruppe tragicamente con la sua morte prematura.
Le sue opere sono esposte al Museo Fancello di Dorgali e allo Spazio Ilisso di Nuoro.