Mariangela Maccioni, nata a Nuoro il 17 aprile 1891 e morta a Nuoro il 26 settembre 1958, è stata una insegnante, intellettuale e antifascista sarda
Mariangela Maccioni
Descrizione
Durante il fascismo, Mariangela Maccioni trasformò la sua casa di via Barisone in un vero cenacolo antifascista, frequentato da amiche come Marianna Bussalai e Graziella Sechi (madre di Maria Giacobbe, che sarà sua studentessa), nonché dai suoi stessi allievi.
Si ribellò alle ideologie del regime fascista attraverso gesti di disobbedienza e provocazione, come la firma della Sottoscrizione pro Matteotti, la mancata partecipazione alle celebrazioni per l'anniversario della Marcia su Roma nel 1923 e il rifiuto di tenere una lezione sul Duce, insegnando invece Bandiera rossa ai suoi studenti.
Tali gesti coraggiosi le costarono la persecuzione, il carcere e la sospensione dall'incarico, fino al suo arresto, il 17 aprile 1937, quando la polizia irruppe nella sua casa e sequestrò dei materiali sospetti.
Sua compagna di prigionia fu l’amica Graziella Sechi, con la quale trascorse in cella trentanove terribili giorni.
Nel 1947 fondò con suo marito, l’antropologo Raffaello Marchi, la rivista di cultura sociale Aristocrazia.
Aderì al Movimento cristiano per la pace e nel 1948 si candidò nella lista del Fronte popolare che comportò l’esclusione dai sacramenti ferendola profondamente nel suo sentimento di fede cattolica.
Nel 1953 si dedicò alla stesura della propria autobiografia, a cui diede il titolo Il mio romanzo.
Morì all’età di settant’anni lasciando incompiuta la sua ultima opera dal titolo La mia famiglia, pubblicata postuma nel 1979.