Sebastiano Satta

Nuoro, 21 maggio 1867 – 29 novembre 1914
La formazione giovanile di Sebastiano Satta, personaggio simbolo della temperie della “Atene Sarda” tra il XIX e il XX secolo, si compie dapprima a Sassari, dove completa gli studi liceali e universitari, e a Bologna, quando durante il servizio militare resta impressionato dal contatto diretto con l’opera e la scuola di Giosuè Carducci e dalla vivacità della vita intellettuale della città emiliana. L’ammirazione per Carducci, trasmessagli già nelle aule del Liceo “Azuni” dall’insegnante di lettere Giovanni Marradi (a sua volta poeta), non lo avrebbe abbandonato nel corso degli studi in legge. E fu proprio durante il periodo sassarese, nel respirare il clima politico del tempo, sensibile alle posizioni repubblicane e radicali, e nel fare proprie le ideologie progressiste, che Satta si convinse della possibilità di far convivere arte e pratica giuridica sotto l’insegna democratica e socialista, in consonanza con le peculiari necessità poste dalla realtà barbaricina e con in mente il più ambizioso progetto di un profondo riscatto etico, morale e culturale della Sardegna tutta. A Sassari, dunque, iniziò a comporre versi e a firmare, nel contempo, i suoi primi scritti giornalistici: collaborò con diversi periodici isolani e con importanti uscite nazionali (“La Nuova Antologia” e “Il Giornale d’Italia”), ma non contento fondò a sua volta una rivista, “La Terra dei Nuraghes”, con i sodali Luigi Falchi e Pompeo Calvia. La pubblicazione della prima raccolta poetica, dal titolo emblematico Versi ribelli, nel 1893, precedette di appena un anno la laurea e il conseguente avvio dell’attività forense, nel corso della quale non tardò a distinguersi come il migliore avvocato del tribunale nuorese, spesso coinvolto in cause mirate alla difesa delle fasce sociali più deboli e svantaggiate.
L’ampio e variegato corpus poetico sattiano, che lo consacrerà come il primo vate della Sardegna, sarà innervato, nel corso degli anni, da più filoni tematici e stilistici, e recherà le tracce di molteplici suggestioni: la ripresa del patrimonio della poesia sarda semicolta andrà di pari passo con gli esempi dati dalle prove contemporanee carducciane, pascoliane a dannunziane; le atmosfere arcaiche e le tematiche care ai cantori erranti avranno un contraltare nella descrizione dell’attualità, della modernità e del progresso; la stessa lingua usata da Satta sarà una rimodulazione personalissima dell’italiano aulico e colto della lirica tardo ottocentesca e di espressioni e lemmi di matrice chiaramente sarda o latina; e spazio, soprattutto, sarà dedicato al canto della antichissima tradizione antropologica sarda, a quegli usi e costumi e a quelle figure che l’artista farà oggetto monografico delle sue composizioni. Nessun evento, nemmeno il più tragico – come la morte della figlioletta Raimonda a soli due anni, alla quale dedicò i Canti dell’ombra, una sezione della prima delle sue raccolte maggiori – riuscirà a scalfire il carattere o affievolire l’ispirazione del poeta. Quando nel 1908 nascerà il suo secondogenito (a sua volta futuro poeta e scrittore) sceglierà per lui il nome Vindice, e quando in quello stesso anno sarà colto da paralisi continuerà a comporre versi sotto dettatura: saranno quelli delle sue raccolte più famose, i Canti barbaricini (1910) e i Canti del salto e della tanca (pubblicati postumi nel 1924).
Nei Canti barbaricini ben tre componimenti saranno In lode di Francesco Ciusa, l’amico scultore che con l’opera capolavoro dell’esordio, La madre dell’ucciso, acclamata alla Biennale di Venezia nel 1907, aveva a sua volta dato il là al suo personalissimo “poema plastico”, per dare vita, modellandola, a una Sardegna finalmente libera da pregiudizi atavici e da inferiorità culturali e identitarie. E sarà proprioCiusa, nel 1931, a disegnare il monumento in onore dell’amico scomparso nel 1914, che tre anni dopo verrà collocato sul colle di Sant’Onofrio: di questo, purtroppo danneggiato nel corso dei decenni, colpisce a tutt’oggi il particolare del capo, un ritratto intensissimo dell’amico che, morendo troppo presto, aveva lasciato orfani di sé tutti coloro che grazie ai suoi versi e alle sue arringhe sentivano di avere per la prima volta ottenuto non tanto e non solo un omaggio poetico, quanto un riconoscimento identitario e un risarcimento morale. Nessuno si stupì, dunque, quando, appresa la notizia della sua morte, pastori e contadini, banditi e comuni cittadini poterono omaggiarlo insieme nel corso delle solenni celebrazioni che ne accompagnarono i funerali. Di queste, il farmacista-fotografo Raffaele Ciceri ha lasciato una testimonianza documentaria di grande impatto visivo, che fa il paio con quella, assolutamente unica nel suo genere e scattata tempo prima, di Satta immortalato mentre usciva da un seggio elettorale allestito presso il monastero dei frati Minori Osservanti. Da una parte, dunque, l’amore “manifesto” – dato e riavuto –, dall’altra la priorità dell’impegno civile: due volti sempre complementari e sempre sovrapposti della personalità unica di un intellettuale che scelse di stare orgogliosamente dalla parte del popolo sardo, e che lo scrittore nuorese Marcello Fois ha omaggiato rendendo la figura di “Bustianu”, l’avvocato-poeta, protagonista di un ciclo di romanzi gialli di ambientazione ottocentesca – Sempre caro (1998), Sangue dal cielo (1999), L’altro mondo (2002).
Bibliografia essenziale
- S. NAITZA, Una piazza per un poeta, Nuoro, Ilisso, 1987;
- AA.VV. , Sebastiano Satta. Dentro l’opera dentro i giorni, Atti delle giornate di studio, U. Collu e A.M. Quaquero, Nuoro, 9-10 marzo 1985, Nuoro, 1988;
- S. SATTA, Canti, Giovanni Pirodda (a cura di), Nuoro, Ilisso, 1996;
- M. FOIS, Sempre caro, Nuoro, Il Maestrale/Frassinelli, 1998;
- G. PITITU, Nuoro nella Belle Époque, Cagliari AM&D, 1998;
- M. FOIS, Sangue dal cielo, Nuoro, Il Maestrale/Frassinelli, 1999;
- M. CORDA, Elogio del microcosmo, Milano, Mondadori, 2001;
- M. FOIS, L’altro mondo, Nuoro, Il Maestrale/Frassinelli, 2002;
- AA.VV., Sebastiano Satta. Un canto di risarcimento, Atti del Convegno Nazionale di Studi nel centenario della morte. 1914-2014, Ugo Collu (a cura di), Nuoro, Biblioteca Sebastiano Satta, 5-6 dicembre 2014, Imago Edizioni, 2015
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