Salvatore Satta

Salvatore Satta

Noto giurista e professore universitario, consegnato definitivamente alla storia della letteratura dopo la pubblicazione post mortem del capolavoro Il giorno del giudizio (1977), Salvatore Satta ha coniato per Nuoro, sua città natale, una definizione lapidaria e torva nella sua sintetica metafora ornitologica: “nido di corvi”. Nessuno meglio di lui, che in gioventù aveva avuto modo di conoscerla nei suoi astanti e nei suoi attori, e che ne aveva colto gli aspetti sociali e culturali più profondi, avrebbe potuto sbilanciarsi, negli anni della maturità, con tanto severo e dissacratorio rigore, lasciando ai posteri il ritratto disincantato e indimenticabile di un microcosmo capace di farsi mondo, simbolo, nella sua ontologica insensatezza, dell’esistenza nella sua totalità. La sua eredità artistica, sebbene postuma, non è dunque da meno rispetto al ruolo di primo piano svolto, a partire dagli anni Trenta, come docente in importanti facoltà italiane, ai suoi contributi in ogni campo del diritto processuale civile – tanto celebre quanto monumentale è il suo Commentario (1959-1971) – e alle accorate considerazioni sul drammatico quinquennio della storia italiana 1940-45 (De profundis). Un intellettuale complesso, talvolta sfuggente e non sempre popolare, anche lui “morto sul serio” per non morire, di fatto, mai.

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