Pietro Mura

Per il poeta dialettale Pietro Mura, mastro ramaio originario di Isili, quella dell’autore intento a perfezionare i propri versi con un meticoloso labor limae parrebbe una similitudine tanto prevedibile quanto attinente. Eppure corrisponderebbe in modo solo parziale a questa figura di letterato e compositore autodidatta: che fu detentore, sì, di un vero e proprio talento innato da “alchimista” – dei metalli come della parola – ma che volle soprattutto applicare all’arte l’utilità pubblica della sua principale professione, e che per questo, per anni, girò di paese in paese e di piazza in piazza dapprima per commercializzare i suoi manufatti e poi per cantare i suoi componimenti, distinguendosi come una delle voci più originali della nuova stagione della poesia sarda. Anche il figlio Antonio, nato nel 1926, seguiràle sue orme di padre-poeta, ammirato e omaggiato in più occasioni a quel Premio Città di Ozieri al quale partecipò in età ormai matura; mentre Gonario Pinna, a tre anni dall’avvenuta morte, lo includerà di diritto nell’Antologia dei poeti dialettali nuoresi (1969), insieme a Sebastiano Satta e Pasquale Dessanay, riconoscendogli un magistero pari a quello dei più abili artigiani della parola armati di cesello e di bulino nelle loro “botteghe”.