Grazia Deledda

Nuoro, 28 settembre 1871 - Roma, 15 agosto 1936
La giovane Grazia, che aveva interrotto gli studi in quarta elementare, completò la sua istruzione con delle lezioni private di latino, italiano e francese. Curiosa di tutto, già affascinata dagli usi e costumi agropastorali, e con la fantasia accesa dalle letture condotte in modo autonomo e appassionato, l’aspirante scrittrice non avrebbe tardato a proporre le sue prime prove, modellate sulla narrativa d’appendice: nel 1888, appena diciassettenne, pubblicò il primo racconto, Sangue sardo, sulla rivista romana “Ultima moda”, e suoi contributi sarebbero comparsi su diversi periodici regionali, come “La Sardegna”, “L’avvenire di Sardegna” e “Vita sarda”.
Una prima vera svolta ci fu quando l’autrice, poco più che ventenne, iniziò a collaborare con la rivista romana “Natura ed Arte”, il cui direttore, Angelo de Gubernatis, la coinvolse in un progetto di studio sul folklore nella Penisola. La sua ricerca sulla demologia sarda verrà dapprima pubblicata nella “Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane”, e poi in un volume autonomo (Tradizioni popolari di Nuoro). Questo approfondimento in chiave etnografica del contesto agropastorale barbaricino inciderà profondamente sulla poetica della giovane autrice, la cui vivida immaginazione, già nutrita dalle letture degli autori italiani e francesi, realizzerà finalmente l’originale potenziale narrativo della sua regione d’origine. Da questo momento la terra di Sardegna, intrisa di storie e mitologie arcaiche, sarà lo scenario prediletto della scrittrice, che ispirata da antiche leggende come da cronache locali, da racconti popolari come da intrecci puramente letterari, vorrà farne il teatro d’azione delle pulsioni più profonde dell’animo umano: la lotta tra il bene e il male, la dialettica del peccato e dell'espiazione, il peso etico-morale e religioso della colpa e l’accettazione fatalistica del destino faranno da filo conduttore della sua produzione, attraverso uno stile progressivamente aggiornato in cui la critica ravviserà sia lezione del verismo sia quella del decadentismo.
Una maturazione ulteriore, dopo le buone recensioni già ottenute dai romanzi Anime oneste e La via del male, si avrà però solo in seguito al trasferimento nella Capitale, e dunque grazie al contatto con l’ambiente romano, in cui la scrittrice si ritroverà a condurre una vita intensissima dal punto di vista intellettuale, lontana dalla mondanità ma sempre informata sulle pubblicazioni più recenti, sulle attività delle case editrici e sui più importanti dibattiti in corso. Nel 1905, l’amico pittore Giuseppe Biasi – che dal 1909 al 1923 darà una veste grafica alle sue novelle sulle pagine di “L’illustrazione italiana” e “Il giornalino della Domenica” – la immortalerà, sull’ “Avanti della domenica”, in una caricatura divenuta poi celebre. Sempre a questo periodo risalgono alcune delle opere più note e amate del corpus deleddiano, come Cenere, L’edera, Colombi e sparvieri, Canne al vento, Marianna Sirca e La madre, in cui l’ambientazione regionale si arricchisce di trame narrative e psicologie più sfumate, capaci di conquistare un pubblico sempre più ampio. La lingua della scrittrice subisce a sua volta un’evoluzione mirabile, arrivando a distinguersi per una ricchezza lessicale e una musicalità intrinseca che soprattutto nei brani dedicati alle descrizioni dei paesaggi darà vita a pagine cariche di grande suggestione visiva e sonora. Negli anni, il successo dei testi deleddiani troverà riscontro anche nella frequenza con la quale vedranno la luce trasposizioni, adattamenti e riduzioni per il grande e il piccolo schermo, a partire dal film Cenere, diretto e interpretato da Febo Mari ed Eleonora Duse già nel 1916.
Grazia Deledda morì ancora giovane, volontariamente lontana dalla sua città natale, vittima di un male incurabile come la protagonista del suo ultimo romanzo, La chiesa della solitudine (1936). Nel 1959 la salma della scrittrice venne riportata a Nuoro, e riposa ora proprio nella Chiesa della Solitudine, che tra il 1950 e il 1954, in vista della traslazione delle spoglie dell’artista, venne restaurata su progetto del pittore Giovanni Ciusa Romagna, e arricchita con gli interventi del designer Eugenio Tavolara (che ideò il portone d'ingresso, le quattordici stazioni della Via Crucis, il tabernacolo, i candelabri e la croce) e dello scultore Gavino Tilocca (che realizzò il rilievo marmoreo dell'abside). Nel 2011 anche l’artista Maria Lai ha voluto omaggiare la scrittrice collocando la sua ultima opera nei pressi del piccolo santuario seicentesco ai piedi del Monte Ortobene, quella stessa altura che la giovane Grazia non si stancava di ammirare da ragazza quando ancora abitava nella casa paterna del rione di San Pietro, divenuta oggi Museo Deleddiano e centro del Parco Letterario.
Bibliografia essenziale
- Tutti i romanzi, le novelle e gli scritti di Grazia Deledda sono stati ripubblicati dalle case editrici Ilisso (Nuoro) e Il Maestrale (Nuoro);
- AA.VV., Onoranze a Grazia Deledda, Mario Ciusa Romagna (a cura di), Cagliari, Società Poligrafica Sarda, 1959;
- AA. VV., Grazia Deledda. Biografia e romanzo, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1987;
- G. ALTEA, M. MAGNANI, Le matite di un popolo barbaro. Grafici e illustratori sardi 1905-1935, Silvana Editoriale, 1990;
- G. OLLA, Scenari sardi. Grazia Deledda tra cinema e televisione, Cagliari, Aipsa, 2000;
- S. PETRIGNANI, La scrittrice abita qui, Vicenza, Neri Pozza, 2002;
- N. DE GIOVANNI, Come la nube sopra il mare. Vita di Grazia Deledda, Alghero, Nemapress, 2006;
- D.D. LABAŠ, Grazia Deledda e la "piccola avanguardia romana", Roma, Carocci Editore, 2011;
- AA. VV., Chi ha paura di Grazia Deledda? Traduzione, ricezione, comparazione, a cura di Monica Farnetti, Atti del convegno nazionale di studi, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università degli Studi di Sassari, 24-26 ottobre 2007, Roma, Iacobelli Editore, 2010;
- AA. VV., Grazia Deledda e la solitudine del segreto, a cura di Marco Manotta e Aldo Maria Morace, Atti del convegno nazionale di studi, Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Sassari, 10-12 ottobre 2007, Nuoro, Ilisso, Edizioni ISRE, 2010
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