Giovanni Antonio Sulas

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Nuoro, 17 ottobre 1911 -24 luglio 2008

Nato in una famiglia di estrazione pastorale, Giovanni Antonio Sulas dimostra una vocazione precoce e specialeper le “cose belle”. L’arte, nella sua accezione più tradizionale ma declinata anche nel quotidiano, intesa nel senso più ampio di un’estetica del vivere, lo affascina e lo conquista già dall’infanzia e dalla prima adolescenza. Quando a metà degli anni Venti il pittore oranese Mario Delitala viene a Nuoro per realizzare le decorazioni della Sala Consiliare del Comune, lui lo segue e lo spia ammirato, e poi, dopo una sosta in cartoleria, corre a cimentarsi a sua volta nel disegno. E quando il suo insegnante elementare arriva in classe vestito di tutto punto e arricchisce anche le lezioni più barbose con bellissime illustrazioni alla lavagna, lui non può che rimanere estasiato dal come anche la semplice cura esteriore della persona o l’appagamento visivo riescano a rendere più soave e sopportabile la realtà – altrimenti prosaica – dell’esistenza.

La sua formazione, date le scarse risorse economiche, sarà sempre, essenzialmente, da appassionato autodidatta, fatta eccezione per un soggiorno veneziano nel 1931; una tappa, questa in laguna, che lascerà una traccia luministica e cromatica sempre evidente nella sua pittura, fatta di vari panorami, numerose nature morte (molto note quelle a soggetto botanico), rari ritrattie poche figure umane. Tornato a Nuoro, saprà avvantaggiarsi della frequentazione degli artisti più importanti e attivi in provincia (come il concittadino Giovanni Ciusa Romagna) dai quali vorrà trarre spunti mai mirati all’emulazione, bensì al raggiungimento di una propria personale cifra stilistica. Dell’amico Carmelo Floris di Olzai ammirerà sempre la maestria nella resa del paesaggio; della coetanea e concittadina Francesca “Pupa” Devoto (come lui sostanzialmente paga di una dimensione privata e domestica dell’esercizio pittorico), lo affascinerà la passione condivisa per lo still life, un genere reputato secondario e modestamente ambizioso, eppure capace, in quanto meditazione sulle tematiche della vanitas, di farsi carico di significati profondi. Con il sassarese Giuseppe Biasi – quel suo unico e riconosciuto “mentore”che a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta risiedeva nella provincia barbaricina, e con il quale era solito visitare le Biennali di Venezia – realizzerà anche un dipinto a quattro mani. Indifferente e non di rado sprezzante nei confronti delle dinamiche del nascente sistema dell’arte, Sulas non esporrà mai i suoi lavori, eccezione fatta per una collettiva promossa a Nuoro dal Sindacato Fascista di Belle Arti nel 1942. Al mercimonio pubblico, da lui inteso senza mezzi termini come sintomo di esibizionismo patologico e di compiacimento da parte degli “addetti ai lavori” (artisti e critici), preferirà sempre il rapporto privato con l’acquirente e, altrettanto spesso, il dono.

Sulas dipingerà con passione per tutta la vita, coltivando negli anni un’affinità tanto esistenziale quanto tematica e stilistica con gli esponenti più autonomidella figurazione italiana degli anni Trenta e Quaranta, quali Filippo De Pisis, Fausto Pirandello e Giorgio Morandi. Nell’ultimo periodo della sua vita, troverà nella pittura del sorsese Pietro Antonio Manca – sia per lo stile, sia per la rappresentazione dei panorami marini e dei carnevali – un nuovo punto di riferimento. E quando il decadimento fisico gli renderà insopportabile l’attività al cavalletto, allora ripiegherà sul disegno a penna, eccezionale pratica meditativa nonché esorcismo estetico nei confronti della morte.

Appassionato ed esperto conoscitore della cultura materiale e immateriale sarda, nel felice ventennio tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta Sulas metterà a disposizione il suo patrimonio di competenze anche quando alla sua porta busseranno le realtà nuove del cinema, della televisione e della nascente industria del turismo. In qualità di consulente artistico e arredatore sardo sarà con il cineasta Augusto Genina durante la realizzazione del film L’Edera (1950), tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Deledda (del 1908); un identico supporto all’allestimento del profilmico (scene, costumi, oggettistica) lo darà al regista televisivo Mario Landi per la messa a punto dello sceneggiato RAI in quattro puntate tratto da Canne al vento (l’opera letterariaera del 1913).Quando nel 1959 la salma della scrittrice verrà riportata a Nuoro, Sulas sarà nondimeno coinvolto nel Comitato per le Onoranze Funebri, e si occuperà di questioni delicate come quelle relative alla traslazione del sarcofago e all’allestimento di una mostra con tutti i materiali autografi e fotografici dell’illustre Premio Nobel; più tardi, sarà parte in causa nell’arredamento della Casa Museo (1983).

Di pari spessore sarà l’attività di Sulas come consulente per il Progetto Sardegna promosso dall’OECE e poi per le attività dell’ISOLA, quando nel momento d’oro della rinascita delle manifatture regionali disegnerà tomaie di scarpe femminili, scialli, fazzoletti, cinture e gonne che, dopo il lavoro di ricamo o tessitura eseguito prevalentemente nei paesi di Oliena e di Borore, andranno a ruba tanto in loco quanto, soprattutto, negli Stati Uniti. Uomo distinto e di gusto, amico degli artigiani più esclusivi di Roma e Firenze come delle più umili maestranze dell’entroterra barbaricino, proprio per questa sua conoscenza istintiva e mai interessata di “cose” e “persone”, negli anni Sessanta Sulas sarà il punto di riferimento per la fondazione di due realtà imprenditoriali di attuale successo, simbolo della pionieristica svolta in senso turistico della Sardegna: l’hotel e ristorante Su Gologone di Oliena – vero e proprio “Paradiso” dell’arte sarda calato in un Eden naturalistico – e gli alberghi del nascente Consorzio Costa Smeralda. Nonostante l’assenza di una formazione accademica specifica, Sulas lavorerà fianco a fianco con alcuni fra i più noti architetti nazionali e internazionali – gli italiani Luigi Vietti e Michele Busiri Vici, i francesi (padre e figlio) Jacques e Savin Couelle, l’americano Peter Schneck – per progettare e arredare strutture il più possibile coerenti con un’idea di Sardegna autentica ma non stereotipata, e con una totalità di arredi e manufatti realizzata da artigiani locali – condizione tassativa, quest’ultima, imposta soprattutto al Principe Kharim Aga Khan e al suo intero staff.

A pochi anni dalla scomparsa, i nuoresi tutti ricordano ancora il “Professore”, magari con la sua sciarpa rossa, intento a percorrere quotidianamente il Corso Garibaldi lungo il breve tragitto che dalla casa in Via Fratelli Bandiera – dove abitò sempre, insieme con l’amata sorella Maria Angela, sopra quello che per anni fu proprio il negozio ISOLA – al vero e proprio studio in Via Angioy: punti di riferimento, entrambe le sedi, per scambi di doni, consigli e gioviali quanto argute chiacchierate.

 

Bibliografia essenziale

  • L. PAOLINI, Grandi vecchi. Maestro Sulas da Nuoro, il demiurgo del gusto che abbellì Costa Smeralda, in “L’Unione Sarda”, 13 ottobre 1999;
  • G. ALTEA, M. MAGNANI, Pittura e scultura dal 1930 al 1960, Nuoro, Ilisso, 2000;
  • B. GIORDANI ARAGNO, Moda e tradizione. Sardegna: una realtà a cui attingere, in AA. VV., Costumi. Storia, linguaggio e prospettive del vestire in
  • Sardegna, Nuoro, Ilisso, 2003;
  • Il segno nel libro. Storia e attualità del segnalibro reinventato da cento artisti della Sardegna, testi di Giuliana Altea, Enrico Sturani, Massimo
  • Gatta, Nuoro, Ilisso, 2006;
  • Una via per ricordare il grande Giovanni Antonio Sulas, in “La Nuova Sardegna”, 22 agosto 2008;
  • DNA. Dal Novecento a oggi. La collezione del MAN, Nuoro, MAN, 2011;
  • M. CORDA, L'identità culturale nuorese tra mito e storia, Volume Secondo, Cagliari, Arkadia, 2012;
  • La Sardegna e il turismo. Sei testimoni raccontano l'industria delle vacanze, Sandro Ruiu (a cura di), Sassari, Edizioni Edes, 2014

 

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