Francesco Congiu Pes

Nuoro, 13 luglio 1887 - 23 febbraio 1961
Nato in una famiglia di modeste condizioni economiche, Francesco Giuseppe Garibaldi Congiu Pes frequenta le scuole dell’obbligo fino al ginnasio. Attratto dall’arte, abbandona gli studi. Non cerca accademie, e non cerca maestri illustri: fiero autodidatta, inizia a dipingere traendo ispirazione dall’interno della sua cittadina natale e dalle campagne circostanti. Quando deve interrompere questo primo “apprendistato autarchico”, per combattere nella Grande Guerra, ne torna con una ferita a una gamba, proprio come accadde nel 1862, sull’Aspromonte, all’ “eroe dei due mondi” di cui portava il nome. L’esperienza del conflitto mondiale, tuttavia, non ne scalfisce né l’indole né le convinzioni: sa che non sarà mai né avvocato né pastore come la maggioranza dei suoi concittadini. Sa che dipingerà. Poco importa se non riuscirà a vendere o a commercializzare altrimenti il frutto del suo estro: molto meglio offrirlo in dono, o tuttalpiù barattarlo in cambio di beni alimentari.
In questo modo Congiu Pes trascorrerà il resto della vita nel contesto di una città come Nuoro, nella quale la sua attitudine da vero bohémien non poteva passare inosservata e, soprattutto, sottrarsi alla nominazione caricaturale. Per tutti fu poco più che un poveraccio, che si accontentava di sbarcare il lunario affidandosi alla generosità dei benefattori di turno. Non un artista colto come Ballero oCiusa, che vivevano del proprio lavoro, ma uno sfaticato che si dilettava con colori e pennelli. Una certa indigenza era certamente nelle cose: non potendo permettersi di acquistare le tele, dipingeva su supporti di fortuna, usando le tavolette di legno e di compensato che gli passavano gli amici falegnami, oppure riciclando le spesse copertine di cartone di vecchi libri. Così nascevano i suoi olii e i suoi acquerelli, quasi tutti necessariamente di formato ridotto: bozzetti di vita sarda, edifici e paesaggi fissati nel mutare delle stagioni, occasioni rituali legate al quotidiano o alla festa, ritratti di vecchi saggi nuoresi e di fanciulle in fiore bardate nei variopinti abiti tradizionali. Uno stile, il suo, certamente non affinato da conoscenze tecniche accademiche, eppure efficacissimo, nei colori squillanti e nella pace agreste dei contesti rappresentati, nel trasmettere la joie de vivre di un uomo che, nonostante tutto, sapeva godere del presente e dell’esistenza in ogni suo aspetto. La sua stessa attitudine al bere, è da credere, lo accomunava semplicemente a tutti i buontemponi, borghesi e non, che come lui in quell’inizio di secolo frequentavano con assiduità e allegrezza il Caffè Tettamanzi (oltre che tutti gli altri tzilleris della cittadina).
Restìo ai commerci e alle mostre, Congiu Pes prese tuttavia parte, tra gli anni Venti e Trenta, ad alcune esibizioni organizzate dal Sindacato Nazionale Fascista, e addirittura inviò una sua opera – Lo scarpone rotto – alla Quadriennale Romana del 1937. Ma si trattò di una breve parentesi: da lì in poi la sua popolarità si affievolì progressivamente, e terminò i suoi giorni in solitudine. La mostra retrospettiva che nel 1995 il Comune di Nuoro ha dedicato alla sua opera, inaugurando per l’occasione la sede espositiva della Ex Sala Consiliare, è stato uno dei primi, tardivi riconoscimenti ufficiali per questa figura così a lungo ignorata o snobbata dalla critica; in concomitanza con l’evento, la Poligrafica Solinas ha dato alle stampe dodici cartoline celebrative, che riproponevano alcuni soggetti maschili e femminili ritratti dal pittore negli abiti tradizionali. A riprova di un’affezione tutt’oggi esistente – e che questo personaggio così notorio meriterebbe in una versione comunque ab-soluta, ovvero “sciolta” sia dalle più trite stereotipie dovute alla sua fama, sia da prevedibili magnificazioni post mortem – è degno di nota il richiamo di Congiu Pes anche da parte di artisti nuoresi della scena contemporanea: nel 2013 Vincenzo Pattusi lo ha voluto omaggiare nel corso della doppia personale Pat-Pit, mentre nel 2015 Sergio Fronteddu ha incluso una stampa modificata del suo Ritratto di bambina in un lavoro sulla figura di Francesca Devoto, ora esposto presso la suite dedicata alla pittrice nel Residence Grandi Magazzini di Nuoro, a sua volta parte di un più ampio progetto su undici artiste e artigiane sarde – 6x11 – che ha coinvolto il collettivo SEUNA LAB al completo.
Bibliografia essenziale
- S. SATTA, Il giorno del giudizio, Padova, CEDAM, 1977; Milano, Adelphi, 1979; Nuoro, Il Maestrale, 2006;
- E. CORDA, Storia di Nuoro. 1830-1950, Milano, Rusconi, 1987;
- E. CORDA, Atene Sarda. Storie di vita nuorese. 1886-1946, Milano, Rusconi, 1992;
- M. CORDA, Corso Garibaldi. Frammenti di cultura nuorese, Nuoro, Il Maestrale, 1994;
- Francesco Congiu Pes, catalogo della mostra (Nuoro, Ex Sala Consiliare, 4-24 febbraio 1995), Nuoro, Eikon, 1995;
- G. PITITU, Nuoro nella Belle Époque, Cagliari, Edizioni AM&D, 1998;
- MAN. Catalogo della collezione. Nuoro 6 febbraio 1999, a cura di C. Collu, Nuoro, MAN, 1998;
- M. CORDA, Elogio del Microcosmo. Saggi di cultura nuorese, Milano, Mondadori, 2001;
- DNA. Dal Novecento a oggi. La collezione del MAN, Nuoro, MAN, 2011;
- 6x11. 6 artisti interpretano la vita e l’opera di 11 donne esemplari della Sardegna, testi di C. Mariani, foto di N. Dietzel, Nuoro, Poliedro, 2015
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