Attilio Deffenu

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Nuoro, 28 dicembre 1890 - Fossalta di Piave, 16 giugno 1918

La numerosa famiglia in cui nasce Attilio Deffenu è anche la sua prima scuola politica. Il padre, che è un piccolo proprietario e commerciante – gestisce una pasticceria al piano terra del palazzo sito di fronte all’epicentro mondano del Caffè Tettamanzi –, svolge difatti l’incarico di Presidente della prima Società Operaia costituitasi a Nuoro. La sua casa, dunque, è il suo precoce “ginnasio”. Quanto agli studi regolari, il giovane Attilio frequenta le scuole dell’obbligo cittadine, dove suo maestro è Menotti Gallisay, insegnante-politico fratello del noto musicista Priamo e figlio del facoltoso don Gavino, personaggio di spicco della Nuoro della Belle Époque. Gli studi superiori, invece, li completa al Liceo Azuni di Sassari, dove è anche il più vivace animatore della Federazione Giovanile Socialista Autonoma.

A diciotto anni (1908) lascia per la prima volta la Sardegna per studiare giurisprudenza a Pisa. La laurea, che arriverà quattro anni dopo, lo vedrà discutere una tesi dal titolo La teoria marxista della concentrazione capitalista, che già metterà in luce quelli che saranno i capisaldi della sua riflessione politica. Tuttavia, la vera e propria formazione in questo senso – oltre che la prima concreta militanza tra le file del socialismo riformista – si compirà di nuovo nell’Isola, quando, tornato nella città natale, prenderà a collaborare con il giornale “La Via”, organo di quel Partito Socialista che anche il poeta Sebastiano Satta lo aveva incoraggiato a promuovere e propagandare con la fondazione a Nuoro del suo primo Circolo. In questo periodo scriverà anche per la rivista anarchica “Il Pensiero”, e sarà corrispondente per “Il Giornale d’Italia”; un incarico, questo, che lo farà desistere dall’intento di recarsi in America, e una passione, quella più generale per la pubblicistica, che negli anni lo vedrà collaborare a “La Voce del Popolo” come a “L’Internazionale”, a “La Gioventù Libertaria” come a “Il popolo d’Italia”, a “L’Alleanza Libertaria” come a “Sardegna Socialista”.

La parentesi nuorese sarà però di breve durata, presto chiusa per ripartire alla volta di Milano. Qui Deffenu attuerà il tirocinio che lo porterà a diventare il legale di riferimento dell’Unione Sindacale Italiana, ma sarà piuttosto un altro motivo a fare del 1914 un anno cruciale per il giovane intellettuale: dopo una lunga attesa meditativa, vedrà finalmente la luce il progetto personale della rivista “Sardegna”. A spalleggiarlo, in questa impresa culturale, vorrà i migliori esponenti della intellighenzia sarda del periodo, da lui chiamati a raccolta, mentre un aiuto anche economico gli verrà dall’amico letterato Francesco Cucca, allora di sede in Nordafrica, con il quale ebbe un fitto scambio epistolare per tutto il decennio 1907-1917. Di questa “Rivista mensile di vita sarda”, purtroppo presto interrotta per insormontabili difficoltà gestionali, usciranno solo sei numeri, in quattro fascicoli, ma saranno sufficienti per lasciare il segno. Non solo e non tanto per la vocazione interdisciplinare, e perché arte e letteratura saranno argomenti al centro del dibattito alla pari delle questioni più specificamente economiche e sociali – e dunque politiche – riguardanti l’Isola. Saranno le modalità di approccio da parte di Deffenu alla “questione sarda” a lasciare un’eredità, per così dire, gnoseologica ed ermeneutica al dibattito dei decenni a venire, e più permanente fra tutte sarà l’idea che la modernizzazione dell’Isola – intesa come crescita, sviluppo, progresso e autonomizzazione – potesse attuarsi solo come conseguenza di un piano di rinascita di ampio respiro e di lungo periodo, oltre ogni “ismo” (regionalismo o sardismo che fosse) fine a se stesso. Un lascito, questo del pensiero di Deffenu, che lo annovera certamente tra gli ispiratori delle correnti autonomiste sarde; un nucleo di ragionamenti che di lì a poco avrebbe animato il partito rivendicazionista, prima con le aggregazioni di ex-combattenti, e poi, dal 1921, con il Partito Sardo d’Azione, fondato fra gli altri da Emilio Lussu. “Sardegna”, nondimeno, ebbe tra i suoi meriti quello di essere scuola di vari e valenti illustratori che coi loro fregi e l’efficacia delle immagini proposte contribuirono a fissare l’idea di un gruppo isolano coeso nella ricerca visiva: nasceva finalmente, e la pubblicazione ne era testimonianza, un unico fronte delle arti per il riscatto della regione, che ebbe fra i suoi militanti Mario Delitala e Mario Mossa De Murtas.

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, Deffenu sarà convintamente a favore dell’ingresso in guerra dell’Italia. Dopo la creazione, sempre a Milano, del Comitato dei fasci di azione interventista rivoluzionaria (1915) – per il quale redigerà anche il manifesto di propaganda, e dei quali farà parte anche un giovane Benito Mussolini – si arruolerà volontario. La sua salute cagionevole e soprattutto la sua posizione politica molto esposta (aveva fama di sovversivo) lo terranno inizialmente lontano dalle trincee, ma di lì a poco, nell’estate del 1918, la sua agognata partecipazione alle operazioni belliche alla guida dei “Diavoli Rossi” della Brigata “Sassari” si sarebbe conclusa tragicamente con la morte immediata in combattimento, a Croce, presso Fossalta di Piave. Deffenu apparteneva alla generazione precedente alla leva di quei “ragazzi del ‘99” che presto avrebbero contribuito a rovesciare le sorti del conflitto, ma ne condivideva lo stesso desiderio di battersi per il proprio Paese. Il concittadino Francesco Ciusa avrà probabilmente pensato anche a lui nell’eseguire tra il 1920 e il 1921 la controversa scultura L’ucciso: nella tragica figura dell’uomo nudo, sdraiato su un gruppo di pecore, rivive certamente anche la figura del giovane martire, pure lui adagiato sul gregge come in un ultimo e simbolico atto di fusione con la terra di Sardegna nella sua espressione più familiare – quella barbaricina e pastorale, comunque all’origine di tutte le possibili meditazioni; un omaggio drammatico e accorato eppure violentemente antiretorico, lontano dalla purezza di quelle stilizzazioni che un decennio dopo caratterizzeranno il busto commemorativo e la Maschera funebre a lui parimenti dedicati dall’artista.

 

Bibliografia essenziale

  • A. DEFFENU, Epistolario: 1907-1918, M. Ciusa Romagna (a cura di), Cagliari, Fossataro, 1972;
  • Sardegna: la rivista di Attilio Deffenu (1914), M. Brigaglia (a cura di), saggio introduttivo di G.M. Cherchi; indici di G. Melis Fois, Sassari, Gallizzi, 1976;
  • F. CUCCA, Lettere ad Attilio Deffenu (1907-1917), S. Pilia (a cura di), introduzione di G. Marci, Cagliari, CUEC, 2005;
  • A. DEFFENU, Scritti giornalistici (1907-1914), G. Porcu (a cura di), saggio introduttivo di G.G. Ortu, Nuoro, Il Maestrale, 2010;
  • Attilio Deffenu, Cagliari, L’Unione Sarda, 2014

 

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