Antonio Pirari

Per Antonio Pirari, pittore come il padre Giovanni Antonio Pirari Varriani, l’emulazione del “mestiere” genitoriale sarà una sorta di destino quasi obbligato. Non potrà essere altrimenti per lui, che insieme con il fratello Piero (futuro fotografo) crescerà in un contesto domestico già predisposto allo studio e alla coltivazione delle arti per consuetudine quotidiana, con la frequentazione diretta delle personalità più colte e illuminate della Nuoro tra Ottocento e Novecento. Affascinato dall’esempio dei grandi pittori spesso ospiti nella dimora natale – Antonio Ballero e Giacinto Satta in primis – Pirari svilupperà negli anni, anche in virtù della formazione accademica, una cifra stilistica distante dal segno paterno (ancora ottocentesco e amatoriale), e comunque personale rispetto ai pionieri illustri della figurazione sarda; e ciò pur nell’affinità della tematica regionalista, sempre presente e declinata in chiave sociale. “Il giornalino della Domenica” del 16 ottobre 1921 avrà in copertina il suo dipinto Contadino di Nuoro sull’aia, e altrettanto noto sarà il manifesto da lui realizzato per la Sagra del Redentore dell’agosto 1919. La sua tempera su carta La fabbrica (1934) è parte della collezione permanente di arte sarda del Museo MAN di Nuoro.