Antonio Ballero

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Nuoro, 16 settembre 1864 – Sassari, 19 gennaio 1932

Affascinato dall’esempio dei più importanti intellettuali barbaricini a lui contemporanei, Ballero condivide con loro il forte desiderio di riscattare la Sardegna e il suo popolo attraverso un racconto nuovo, capace di rendere giustizia alle bellezze naturali e alla ricchezza della tradizione e della cultura materiale. Nonostante la pubblicazione, nel 1894, del romanzo Don Zua e del racconto lungo Vergini bionde (composti entrambi nel 1886), sarà infine la vocazione per la pittura, coltivata con passione da autodidatta, a prevalere nell’animo dell’artista.

L’incontro con le opere del pittore divisionista Giuseppe Pellizza da Volpedo, in occasione della Biennale di Venezia del 1903, sarà una prima importante tappa di maturazione nel percorso di Ballero, dal momento che il piemontese eserciterà su di lui quell’influenza stilistica fondamentale capace di emanciparlo dall’improvvisazione delle prime prove, frutto di ricerche autonome di ispirazione impressionista. Il contatto sarà dunque determinante sia dal punto di vista tecnico – con l’adozione di un procedimento basato sulla giustapposizione di tocchi e filamenti cromatici –, sia per la concezione generale di un'arte non slegata dalla realtà sociale – che nell’artista nuorese si tradurrà in una resa idilliaca del contesto agropastorale: quello rappresentato in dipinti come Mattino di marzo e L’appello serale, entrambi del 1904, è chiaramente un Eden incontaminato e carico di suggestioni religiose e spirituali, in cui l’accordo tra uomo, animali e natura circostante appare perfetto nel suo lirismo trasognato carico di luce e colore.

Tuttavia, già a partire dal 1907 Ballero sceglierà di orientarsi verso una raffigurazione progressivamente più realistica e narrativa della cultura materiale della Sardegna, a cui accostare una resa maggiormente psicologica delle figure umane. A questo mutamento di tono, che si farà decisamente più epico e drammatico, contribuirà la frequentazione del pittore con gli esponenti del “Costumbrismo” spagnolo – Bernardo de Quiròs, Eduardo Chicharro Agüera e Antonio Ortiz Echagüe – ispirati a loro volta dal folklore iberico. E altrettanto significativo sarà il confronto con la ricerca coeva del concittadino Francesco Ciusa, da parte sua impegnato in una personalissima resa plastica dei miti e dei riti dell’Isola iniziata con la scultura La madre dell’ucciso, esposta alla Biennale veneziana proprio nel 1907. Questa svolta in senso, per così dire, teatrale e illustrativo della pittura di Ballero risulterà evidente nei ritratti (numerosi quelli dedicati a Ofelia Verzelloni, sua moglie dal 1919) e in opere diverse tra loro per soggetto e impostazione come Sa ria (1908), I racconti del focolare (1912), Preghiera per i morti in guerra (1916), La benedizione dei campi (1920). Ciò, tuttavia, non impedirà al pittore, nel corso degli anni Venti, di sperimentare e cimentarsi anche con nuove tecniche, tra le quali il monotipo e quella “a ghirigoro” (così definita dal critico Raffaello Delogu). Quest’ultima, in particolare, consisteva in un originale procedimento grafico (da lui stesso messo a punto) in virtù del quale l’immagine andava a comporsi tramite l’infittirsi e il diradarsi di finissimi tratti di china aggrovigliati, con effetti di grande suggestione specialmente nella resa delle fisionomie; con dodici disegni partecipò all’Esposizione del Ritratto Femminile Contemporaneo di Monza del 1924, ottenendo il Diploma d’onore.

Anche l’attività fotografica di Ballero, condotta sia in modo indipendente sia a supporto di quella pittorica, resta tutt’oggi un’ulteriore e preziosa testimonianza della modernità dello sguardo dell’artista, nonché una spia della sua peculiare sensibilità visiva, proiettata, tramite il nuovo medium, su una realtà umana e naturale percepita come cara e familiare pur nel suo misterioso, costante e continuo divenire.

 

Bibliografia essenziale

  • A. BALLERO, Don Zua: storia di una famiglia nobile nel centro della Sardegna, Sassari, Dessì, 1894, 2 v.;
  • S. NAITZA, M. G. SCANO, Antonio Ballero, Nuoro, Ilisso, 1986;
  • M. G. SCANO NAITZA, Antonio Ballero, Nuoro, Ilisso, 2004;
  • Antonio Ballero. Lo sguardo fotografico del pittore, catalogo della mostra (Nuoro, Ex Tribunale, 9 dicembre 2007-30 marzo 2008), saggio di Marcello Fois, apparati a cura di Salvatore Novellu, Nuoro, Ilisso, 2007.
  • A. Ballero, Don Zua: storia di una famiglia nobile nel centro della Sardegna; Vergini bionde. Macchie sarde, Luisa Mulas (a cura di), Nuoro, Ilisso, 1997;

 

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Antonio Ballero; Nuoro; letteratura; Don Zua; pittura; Divisionismo; Costumbrismo; Bernardo de Quiròs; Eduardo Chicharro Agüera; Antonio Ortiz Echagüe; Giuseppe Pellizza da Volpedo; Francesco Ciusa; Grazia Deledda; Marcello Fois; Salvatore Natitza; Maria Grazia Scano Naitza; Salvatore Novellu; “Ritratto Femminile Contemporaneo di Monza”; disegno a ghirigoro; monotipo; Don Zua; Vergini Bionde; Ofelia Verzelloni; “Biennale di Venezia”; folklore iberico; Mattino di Marzo; Appello serale; Sa Ria; La madre dell’ucciso; Racconti del focolare; Preghiera per i morti in guerra; fotografia