Orotelli

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Storia

Il nome potrebbe derivare dalle parole greche Oros (altura) e tello (nascere, prendere origine) in riferimento alla sua posizione collinare oppure, secondo una diversa interpretazione, l’etimologia risalirebbe al latino, rievocando una “terra d’oro”, poiché ricca di grano. Studi più recenti, invece, sostengono che il toponimo derivi da un termine fenicio con significato di “protetto”, in riferimento alla posizione interna del paese.

Di sicuro, il borgo vanta origini antichissime risalenti al periodo nuragico, come testimoniati da vari ritrovamenti archeologici in tutta la zona, come il piccolo nuraghe di Càlone che, dalla sommità collina, domina l’ingresso al centro urbano.

Nel Medioevo, Orotelli entrò da prima a far parte della curatoria di Sarule, appartenente al Giudicato del Logudoro, passando poi sotto il controllo del Giudicato di Arborea e, solo successivamente, agli Aragonesi. Fu ne 1617 che il borgo venne incorporato nel Marchesato di Orani, e una volta ceduto alla famiglia De Silva, ne seguì le vicissitudini storiche fino al 1839, anno del riscatto.

Le origini del primo nucleo abitato, per tradizione, sono invece affidate ad un'antica leggenda che si tramanda di padre in figlio. La storia di un pastore e del suo bestiame perduto. L’uomo, proveniente da un paese vicino, solo dopo una lunga ricerca ritrova gli animali, fermi ad abbeverarsi a una fontana, denominata “Iscatthai” (ora rione di Orotelli). Il pastore, affascinato da quella fonte d’acqua e dalla bellezza dei luoghi, decise di non andar più via da quella zona e trasferirvisi con la famiglia, dando così i natali al paese.

 

Ambiente

Nella Sardegna più autentica, dove ancora oggi la vita è segnata da antiche tradizioni e usanze popolari, sorge Orotelli. È situata sulla parte meridionale della catena del Marghine, caratterizzata dalle forme suggestive delle rocce granitiche. La particolare conformazione del territorio, caratterizzata da un sinclinale, ha portato l’abitato a svilupparsi in due nuclei separati: quello più antico, con il centro storico che si sviluppa intorno alla chiesa dedicata a San Giovanni Battista, e un rione nuovo, denominato “Mussinzua”, che prese forma a partire dagli anni Trenta e tuttora in via di sviluppo. La peculiarità del paese è la robustezza delle abitazioni costruite proprio con pietra granitica locale.

 

Cultura

Diverse testimonianze archeologiche risalenti al periodo pre-nuragico, come il dolmen in località Sinne, e al periodo nuragico, a cui appartengono i nuraghi Aeddos”, “Athentu”, “Calone”, “Corcove”, “Passarinu”, “Sarcanai”, sono disseminate in tutto il territorio orotellese. Da segnalare anche la presenza di due importantitombe dei giganti: quella di “Forolo” e quella di “Sa turre ‘e su campanile”.

Spettacolare per le dimensioni ciclopiche è il nuraghe Aeddos, risalente all’Età del Bronzo, è costruito con blocchi di granito. Nonostante il passare dei millenni, oggi il monumento è intatto per tutta la sua altezza originaria.

In merito al patrimonio architettonico, Orotelli vanta una cospicua rappresentanza di strutture religiose.

Situata su uno dei punti più alti del territorio, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista è tra gli edifici ecclesiali di maggior importanza. Edificata intorno al 1116, è stata cattedra vescovile temporanea del vescovo di Othana (odierno Ottana) tra il 1116 e il 1139. L’impianto romanico originario, con pianta a croce commissa (croce a T) aveva inizialmente una sola navata absidata, con conci di trachite a vista e copertura in legno a capriate, mentre i bracci del transetto presentano copertura con volte a crociera, intonacate. Al centro dell’abside si trova una monofora con croce greca scolpita. Rimaneggiata più volte nel corso dei secoli, la chiesa è dotata di un trecentesco campanile a vela, con decorazioni a bassorilievo di figure e simboli misteriosi. Negli anni Sessanta è stato eliminato il vecchio altare ligneo seicentesco e sono state aggiunte due navate laterali per aumentare la capienza dell’aula centrale. All’esterno, sul lato nord della chiesa si trova il portale con arco a tutto sesto, recentemente restaurato che dava accesso al convento dei benedettini e delimitava anche l’antico cimitero.

Altri importanti luoghi di culto nel borgo, sono: la chiesa di San Lussorio a qualche decina di metri dalla parrocchiale, e la chiesa rurale del “Santissimo Salvatore”, ora inglobata all’interno del cimitero, con ampio presbiterio diviso dall’aula centrale tramite un arco a sesto acuto.

Diversi villaggi che furono abitati nel Medioevo sono riconoscibili proprio grazie alle numerose chiese campestri tutt’oggi accessibili. Quella di “San Pietro di Oddini”, dall’omonimo villaggio Oddini e la chiesa di “Nostra Signora di Sinne”.

La tradizione gastronomica ha gusti e odori inconsueti per chi viene da fuori, come difficili da pronunciare sono per i visitatori i nomi delle pietanze. Su coccoi, cozzula, carasau, chibarzu, civraxiu, moddizzosu, pillonca, tundus, pan ‘e scetti, pan ‘e simula, tanto per citarne alcuni.

Tra le specialità gastronomiche, “Su Pistiddu” è un dolce tipico della tradizione orotellese che originariamente veniva preparato in occasione della festa di S. Antonio Abate. Ha la forma di una focaccia rotonda e piatta di colore giallo paglierino, ripiena di Sapa o miele, scorze di arancia ed altri aromi caratteristici che rendono questo dolce raffinato ed irresistibile. La ricetta può subire delle varianti in base al paese di produzione, a Orotelli è preparato con l’aggiunta di miele.

Tra gli appuntamenti da non perdere, si suggeriscono i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate, il 16 gennaio, quando i giovani del paese di nome Antonio, accatastano la legna raccolta nei boschi, al centro della piazza principale e in serata accendono grandi falò “Su vocu e Sant’Antoni”. Attorno a questi si festeggia con i tipici balli della tradizione sarda ed è possibile ammirare la prima uscita annuale delle maschere tipiche locali: Sos Thurpos.

Altro appuntamento importante è il Carnevale “Su carrasecare” che vede sfilare oltre a “Sos Thurpos”, anche i piccoli “thurpeddos”, e “Eritajos”.

 

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