Parco Archeologico Bosco Seleni, Lanusei

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Il respiro dei millenni agita ancora queste foglie”.

Il fascino più profondo del Parco archeologico del bosco Seleni, a Lanusei, si trova proprio in questo magico connubio tra natura e storia, come se i lecci e i castagni che adornano la piana siano i muti (anzi, sussurranti) testimoni di una cultura millenaria, arrivata fino a noi a dispetto della modernità.

Il complesso nuragico di Seleni si sviluppa nell’omonimo bosco che sovrasta l’abitato di Lanusei, a 978 metri di altitudine, in una cornice ambientale caratterizzata da una fitta copertura di lecci, roveri, castagni e pioppi. Un luogo ideale per un insediamento, ricco com'è di sorgenti e di selvaggina, in una posizione ideale dal punto di vista logistico e strategico, su una piana che domina tre grandi vallate e a cui si accede agevolmente solo dal valico di Sarcerei.

Il notevole interesse archeologico è dato dalla non comune concentrazione di strutture di difesa e controllo del territorio, di strutture civili, di monumenti eretti in funzione di memoria e celebrazione dei defunti e di culto. Tale ricchezza, unita al prezioso ambiente naturale, giustifica la denominazione di “Parco Archeologico”.

Il sito, nella sua parte attualmente visitabile, è formato da due tombe dei giganti e da un villaggio nuragico che comprende i resti di un nuraghe complesso e alcune capanne.
Ma l’area del Seleni conserva anche i resti di edifici dedicati al culto (3 pozzi sacri) e un’area abitativa di circa 200 capanne che non è ancora stata interessata da scavi. Non è azzardato ipotizzare che la piana del Seleni e le sue immediate adiacenze – come la zona denominata Perd’e Froris, in cui sono state rinvenute fornaci per la fusione dei metalli – fossero interamente abitate, e che l’insediamento fosse di grande importanza per l’intera zona. Lo confermano i ritrovamenti di oggetti provenienti dal vicino Oriente, testimonianza di contatti con culture lontane, e la longevità del sito, la cui durata va dal Bronzo Medio (XV sec. a. C.) fino all’età del Ferro (VII sec. a. C.).

L'area archeologica del Seleni è stata oggetto di indagini fin da tempi lontani: ne hanno scritto, tra gli altri, Alberto Ferrero della Marmora (1860), Duncan McKenzie (1907), Angelino Usai (primi anni 70) e il Consorzio Archeosystem (anni 80-90).

In tempi più recenti, il sito è stato interessato da tre campagne di scavo. La prima, del 1995, è stata curata dall'archeologo Mauro Perra e ha consentito il restauro e la fruizione delle due tombe di giganti – la prima ortostatica, la seconda a filari – che hanno permesso anche l'inizio della gestione del sito a scopo turistico e divulgativo.

Entrambe le tombe, depredate e in parte smontate in tempi remotissimi, non hanno restituito corredo né ossa, ma i materiali ritrovati di fronte alle due facciate a emiciclo hanno consentito la datazione di XV-XIV secolo a. C. per la prima tomba, e XIV-XIII per la seconda. Di fronte a quest'ultima, spicca la presenza, in posizione purtroppo non originale, di tre conci troncopiramidali con coppelle (due integri e un frammentario) simili ad altri ritrovati in contesti funerari analoghi.

La seconda grande campagna, curata dalla dottoressa Gianfranca Salis, ha avuto luogo tra il 2007 e il 2009 e ha portato alla luce parte del villaggio di Gennaccili, situato a circa 350 metri dall'area funeraria. Qui sono emerse due capanne che hanno restituito materiali che permettono di affermare con certezza che il sito è stato abitato almeno fino al VII secolo a. C. Una delle capanne scavate appartiene alla tipologia delle “rotonde con bacile”, già note in Ogliastra nel sito villagrandese di S'Arcu 'e is Forros e ampiamente conosciute in Sardegna. La “rotonda” conservava ancora il bacile (oggi in fase di restauro) ma non ha restituito bronzi a carattere votivo. In un'altra capanna, ha destato molta curiosità la presenza di un bricco in terracotta con beccuccio e resega, atto evidentemente al riscaldamento di alimenti liquidi, trovato intatto sopra un battuto con tracce di carbonizzazione: un focolare domestico, insomma.

Una terza campagna di scavo, curata dall'archeologa Alessandra Pische, ha avuto luogo per breve tempo nel 2016 e ha portato al parziale scavo di una capanna rettangolare a uso abitativo. Le indagini su quest'ultimo ambiente dovrebbero riprendere nei prossimi mesi.

La presenza nel villaggio di una probabile fonte sacra, le circa duecento capanne ancora da indagare, le fornaci per la fusione che si trovano poco più a valle e la presenza di almeno altri due pozzi sacri, oggi distrutti, ci dicono che la comunità del Seleni, oltre che longeva (ha vissuto qui almeno otto secoli) era probabilmente ricca e numerosa e aveva un'importanza strategica nell'economia e nella politica del territorio. Non è un caso che la piana del Seleni sia stata sempre frequentata e ancora oggi è una delle mete predilette degli abitanti di Lanusei e dei paesi vicini, ma anche da turisti e viandanti.

 

seleni 2

INFORMAZIONI

Nome del museo: Parco Archeologico Seleni
Indirizzo completo:

Loc. Bosco Seleni, snc, Lanusei (Nu)

Telefono:

+39 0782-41051

Email: lanuovaluna@tiscali.it - archeo@lanuovaluna.it
Sito web: www.tombedeigiganti.it
Orari di apertura al pubblico:

Aperto tutto l'anno dal martedì alla domenica

Dalle 9 alle 13 e dalle 15 al tramonto

Orari Visite guidate:

Mattina 9,30 - 11

Pomeriggio 15,30 - 17,00 - (18,30 luglio-agosto-settembre)

 

Giorno di chiusura: Chiuso il lunedì  (su prenotazione aperto solo per gruppi)
Eventuali offerte o biglietti integrati con altre strutture: Biglietto intero: 
Biglietto ridotto: 
Biglietto gratuito: