Ex Sanatorio Climatico - Ospedale Cesare Zonchello di Nuoro

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L’ex Sanatorio Climatico, attuale Ospedale “Cesare Zonchello” – così nominato in memoria di un valente medico e scienziato nato a Sedilo nel 1876 e morto di peste bubbonica nel 1910, a soli trentaquattro anni, nel lazzaretto di Abau Saud (Djeddàh) sul Mar Rosso – è un importante esempio dell’architettura razionalista della Nuoro littoria. Sito dietro il colle Biscollai, in Piazza Sardegna, e fortemente voluto dalla Croce Rossa (alla quale i terreni necessari all’edificazione vennero donati dal Comune nel 1931, e che poi a sua volta nel 1936 cedette la struttura all’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale), fu inaugurato il 7 giugno del 1939 alla presenza del Principe Umberto e della consorte Maria José, nella stessa giornata in cui vennero tagliati i nastri d’ingresso di altre due strutture che, a loro volta, riunivano strategicamente in sé le funzioni di pubblica utilità e di aggregazione sociale: la Casa della Madre e del Bambino e la Casa della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), site entrambe nella vicina via Trieste. Dal momento della sua apertura, il nosocomio ha avuto un ruolo di primissimo piano nella prevenzione e nella cura della Tbc – che era endemicamente e drammaticamente diffusa nell’Isola, con percentuali altissime proprio nella provincia nuorese – al punto da detenere il primato d’importanza nazionale insieme con quello di Sondalo.

Anche le zone di Aritzo, Fonni e Macomer erano state originariamente prese in considerazione in quanto possibili sedi della struttura. Nuoro – nella cui Provincia, nel 1930, si registrò il triste primato della più alta mortalità tubercolare d’Italia – garantiva tuttavia un’ubicazione maggiormente centrale, a oltre seicento metri sul livello del mare e con un’ottima esposizione alle correnti, mentre l’area verde all’interno della quale l’architetto Ghino Venturi poté inserire il suo progetto offriva la possibilità di distribuire su piani sfalsati i vari blocchi del complesso ospedaliero: ben quattordici corpi di fabbrica, isolati e autonomi ma collegati tra loro in base a un criterio gerarchico e funzionale già sperimentato con successo in altre città della Penisola (per esempio a Livorno, nell’ospedale “Costanzo Ciano”, costruito tra il 1929 e il 1931). La praticità della disposizione a padiglioni separati consentiva innanzitutto di distinguere le varie funzioni del presidio sanitario: direzione, amministrazione, ambulatori e servizi risultavano a parte rispetto ai fabbricati per i pazienti, a loro volta differenziati per sesso (il che garantiva anche il rispetto della privacy); ulteriormente a sé stante era la piccola ed elegante chiesa con annessa camera mortuaria, consacrata nel 1938, caratterizzata da un altissimo pronao in stile dorico sormontato da un timpano spezzato e da oculi per l’illuminazione interna.

In generale, la scelta di Venturi risultava anti-decorativa, orientata alla semplicità e all’essenzialità delle linee e dei volumi, a conferma di una sua ricerca di effetti plastici che si ritrova già nei numerosi progetti di case popolari portati avanti a Livorno nel corso di tutti gli anni Trenta. In particolare, l’osservazione dei padiglioni per gli ammalati consente di apprezzare l’ampiezza delle superfici vetrate, un accorgimento indispensabile per assicurare i due principali requisiti della terapia contro la tubercolosi: ottima esposizione alla luce solare e massima aerazione. Oltre alla presenza di ambulatori, sale terapeutiche, sale radiologiche e di un laboratorio di analisi e di ricerca clinica e sperimentale, il Sanatorio si distingueva per alcuni elementi di comfort e di modernità quali il riscaldamento tramite termosifone e un sistema di chiamata innovativo, che sostituiva i tradizionali e rumorosi campanelli con più discrete spie luminose. Inoltre, per garantire il massimo dell’igiene e della sterilizzazione degli ambienti e della biancheria, il complesso poteva contare sull’automatismo completo dei sistemi di pulizia, lavaggio e asciugatura, sia nelle cucine sia nei locali deputati a lavanderia e stireria. Ancora oggi, inoltre, l’Ospedale custodisce strumenti e apparecchiature d’epoca che testimoniano il ruolo avanguardistico dell’ex presidio sanatoriale.

All’interno del nosocomio vi era anche su un ambiente adibito a biblioteca, dotato di oltre mille volumi e utilizzato dal personale medico in occasione delle riunioni. Inoltre, per venire incontro alle lunghe degenze degli ammalati, particolare cura era riservata agli impianti e alle dotazioni sportive, ricreative e culturali: queste comprendevano un campo da tennis, due campi di bocce, uno spazio per le proiezioni cinematografiche, varie sale soggiorno attrezzate con apparecchi radiofonici e giochi da tavolo, e aule scolastiche complete di tutta la strumentazione utile allo svolgimento di corsi di istruzione popolare per adulti.

Non meno importante rispetto al complesso architettonico risultava il bel parco circostante, con un’estensione di circa nove ettari e la presenza di numerose colture floreali ed arboree – più di tremila, con prevalenza di eucalipti e pini (oltre a lecci, querce e cedri). Qui, in occasione delle festività pasquali, si svolgevano la processione del Venerdì Santo e le celebrazioni domenicali solenni, con la partecipazione attiva della comunità dei pazienti, alla presenza delle famiglie e delle più alte autorità. A conferma del valore anche simbolico dell’area verde, è proprio al centro di un cono di terra erboso alto più di un metro, ben visibile già in lontananza dal lungo viale di accesso principale, che è stata collocata l’opera di Costantino Nivola dal titolo Madre: donata dalla ASL in data 8 marzo 2012, come primo momento del progetto aziendale denominato “Pietre d’autore”, la scultura in marmo bianco è un omaggio al valore della vita e alla potenza generatrice delle donne, oltre che un richiamo al conforto dell’arte in un contesto delicato come quello ospedaliero.

Nel corso dei decenni l’ex Sanatorio è andato incontro a modifiche gestionali e organizzative, ferma restando la sua specializzazione nelle diagnosi e nella cura delle patologie respiratorie. Nel 1968 il presidio è diventato Ente Ospedaliero, ed è stato classificato come Ospedale Specializzato Provinciale per la cura delle malattie polmonari. Dieci anni dopo l’Ente si è disciolto, e il presidio è entrato a far parte della USL N.7 di Nuoro, prima di passare, nel 1995, alla ASL.  Il 25 e il 26 marzo 2017 i locali del nosocomio sono stati protagonisti – con grande successo di pubblico – delle Giornate FAI di Primavera, organizzate dal Fondo Ambiente Italiano.

 

Bibliografia essenziale

  • Masala, Architettura dall’Unità d’Italia alla fine del ‘900, Nuoro, ILISSO, 2001;
  • Carcassi, M. Cualbu, M.C. Dessì, Il San Francesco ed il Cesare Zonchello: ospedali di Nuoro: cronaca e storia, Nuoro, Grafiche editoriali Solinas, 2005.