Complesso Nuragico Romanzesu, Bitti

Grazie allo sforzo sinergico dei vari Enti e soggetti coinvolti (Cooperativa Istelai, Comune di Bitti, Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro), in un clima di fattiva collaborazione, ormai da anni (1998-99) si sta realizzando a Bitti una continua e proficua attività di valorizzazione del patrimonio culturale fruibile (Complesso Nuragico di Romanzesu, Museo della Civiltà Pastorale e Contadina e Museo Multimediale del Canto a Tenore) con riscontri tangibili sia in termini di presenze turistiche che di benefica ricaduta economica sul territorio.
COMPLESSO NURAGICO DI ROMANZESU
Il vasto altopiano granitico che si estende a N/NE di Bitti, custodisce a 13 km circa dal centro abitato, immersa in un affascinante contesto ambientale di bosco di sughere e pittoreschi affioramenti rocciosi, una delle più suggestive stratificazioni monumentali prodotte dalla civiltà nuragica nel corso della sua storia millenaria: il complesso abitativo-cultuale di Romanzesu.
Al 1919 vanno riferiti il primo intervento esplorativo attuato nell’area di Romanzesu dall’allora Soprintendente alle Antichità della Sardegna A.Taramelli in seguito al primo danneggiamento delle strutture murarie di un tempio a pozzo e, conseguentemente, le prime notizie sulla presenza di strutture di epoca nuragica in questa località. A partire dalla fine degli anni ’80, grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro e il Comune di Bitti, una serie di regolari campagne di scavo, curate dalla D.ssa M. A. Fadda, ha consentito di esplorare un ventesimo circa della vasta area insediativa (estesa circa 6 ha) riportando alla luce una decina di capanne e 5 monumentali edifici a destinazione cultuale e/o cerimoniale, tutti realizzati in granito locale.
L’abitato sorge nel corso del XV sec. a.C. (media età del bronzo) come semplice aggregato di capanne attorno alla sorgente che verrà utilizzata più tardi dal tempio a pozzo.
L’architettura a destinazione abitativa mostra una grande varietà di soluzioni planimetriche. Accanto alla tipica capanna nuragica circolare, ricorrono con frequenza strutture abitative che attestano un diverso modulo a pianta ellittica o ovoidale: le uniche due finora indagate, articolate internamente da banconi e altri allestimenti, restituiscono materiali ceramici della prima età del ferro (IX-VIII sec. a.C.).
Una monumentale abitazione presenta tre ambienti aperti su un cortile comune, infine cinque grandi strutture circolari con o senza focolare centrale e pavimenti rozzamente lastricati o in battuto d’argilla, fornite di bancone/sedile perimetrale, possono essere riferite alla categoria delle cosiddette capanne delle riunioni.
A partire dalla fine del XIII sec. a.C., per ragioni non determinabili, il villaggio di Romanzesu conosce un’intensa attività edilizia che si manifesta nella realizzazione di numerosi monumenti a destinazione cultuale: un tempio a pozzo per il culto delle acque con annesso uno straordinario allestimento gradonato (lungh. del complesso m 48 circa) funzionale per cerimonie collettive che prevedevano forse abluzioni rituali purificatrici; due tempietti a pianta rettangolare del tipo cosiddetto a megaron; un grande recinto sub-ellittico con probabile percorso rituale “labirintico” e sacello centrale; un’ulteriore struttura a pianta rettangolare associata a tre betili. Quest’ultima, interpretabile forse come heroon, monumentale “luogo di sepoltura virtuale” dedicato al culto di un’entità “eroica-semidivina”, ha restituito, oltre ad una deposizione votiva di armi in bronzo, quello che a tutt’oggi rappresenta per la Sardegna nuragica il più consistente singolo rinvenimento di perle d’ambra (135 elementi di collana integri e centinaia di frammenti).
Una così singolare concentrazione di edifici di culto, esemplificanti tipologie già documentate in altri contesti (tempietti a megaron e tempio a pozzo) e di strutture a chiara destinazione d’uso rituale/cerimoniale che non trovano invece al momento puntuali confronti nell’architettura sacra nuragica (il monumentale allestimento gradonato annesso al tempio a pozzo, il grande recinto sub-ellittico, l’“heroon”), costituisce un chiaro sintomo della radicale trasformazione funzionale di Romanzesu da semplice villaggio in vero e proprio “centro cerimoniale comunitario” di riferimento di un sistema insediativo strutturato su un territorio verosimilmente ampio. Ruolo straordinario che, stando alle conoscenze attuali e su una base statistica di centinaia e centinaia di abitati nuragici, sembra riproporsi, sebbene in forme solo parzialmente corrispondenti, in pochissimi altri contesti isolani (ad es. Santa Vittoria di Serri, Gremanu di Fonni, Santa Cristina di Paulilatino, ecc). I dati di scavo, ad oggi, forniscono per l’abitato di Romanzesu un excursus cronologico compreso tra XV sec. a.C. (media età del bronzo), corrispondente alla fase d’impianto, e VIII sec. a.C. (momento avanzato della prima età del ferro) coincidente con l’abbandono dell’area da parte delle genti nuragiche.
L’area archeologica di Romanzesu, ubicata a 770 m circa s.l.m., è facilmente raggiungibile percorrendo una strada asfaltata, evidenziata da segnaletica turistica, che s’imbocca al km 54.200 della S.S. 389 Bitti-Buddusò.
Informazioni
Nome del sito: | Cmplesso nuragico Romanzesu |
Indirizzo Completo: | Via G. Mameli n. 52 08021 Bitti (Nu) |
Telefono: | +39 0784 414314 / +39 333 3211346 |
Email: | coop.istelai@tiscali.it |
Sito web: | www.romanzesu.sardegna.it |
Orari di apertura al pubblico: |
Orario apertura invernale
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Eventuali offerte o biglietti integrati con altre strutture: |
Biglietto unico intero € 5,00 (Complesso nuragico Romanzesu +Museo pastorale e multimediale canto a tenore) |